giovedì 28 giugno 2018

Pangrattato fatto in casa , il mio metodo per autoprodurmelo,

All'insegna dell'autoproduzione, oggi condivido il mio metodo per farsi il pangrattato.
Faccio pangrattato da anni per la famiglia e per me, ma visto che io non mangio più glutine da 2 anni, il mio lo ottengo da quello che sperimento e o perchè non viene bene o perchè troppo cotto...  per farmi cose varie, come crackers, grissini, pane, alla fine contro ogni spreco, lo riduco in pangrattato.
Questo mio modo è molto utile soprattutto quando ce ne vogliamo fare in quantità e che duri  senza problemi per un po'.

Per farne che duri alcune settimane e soprattutto che non faccia muffe deve perdere ogni traccia di umidità interna prima di essere macinato e una volta macinato deve essere tenuto ben chiuso in contenitori ermetici, tipo il calssico barattolo di vetro col suo tappo di vetro con guarnizione e leva per chiuderlo.
Purtroppo dipende anche dal tipo di pane, da come è stato cotto, tipo di lievito usato per farlo, se ha strutto o altro e come lo si  fa seccare appunto.
Quelli di supermercato o con molta mollica meglio scartarli (hanno bombe di lievito per farlo in poco tempo con farine  a volte pure scarse per quel che mi disse un panettiere).
Preferibile pane a lievitazione naturale con lievito madre del fornaio. Meglio ancora se ne fate voi... pani asciutti, crackers o grissini apposta per farne pangrattato.
Il pane avanzato tagliato a fette sottili, lo metto quindi in un sacchetto di carta bucherellato. Se ho forno acceso per cuocere altro, sul finire lo faccio tostare prima di metterlo nel sacchetto.
Quindi appendo il sacchetto in un punto areato della cucina, lontano dai fornelli o fonti umide.
Evito di appenderlo alla finestra perchè vivo in città su strada, ma se lo mettete vicino alle finestre, abbiate cura di toglierlo nelle giornate di pioggia e la sera che l'aria è più fresca e riassorbirebbe umidità.
Lascio quindi il sacchetto appeso finchè le fette non sono secchissime, dure dure, (io lascio anche tre settimane). Ho cura di andare a guardare ogni settimana sia per rigirarlo(le fette in fondo le metto su e viceversa), che controllare che non ci siano fette  ammuffite( e a quel punto va buttato tutto).
Poi una volta ben secco, con matterello o pestaio o usando  una bottiglia di vetro dal fondo,  prima si frantuma, lo si passa nel macinacaffè, setacciato dalle parti che non si macinano .
Fatto così si conserva in contenitore ermetico con foglie di alloro (l'alloro tiene lontane le farfalline) per tre settimane, ma per i dettagli detti su (secondo che pane si usa e come è stato fatto) si può mantenere anche di più.
Constatarne l'odore fa rendere conto quando non va più bene.
Se prende odore di rancido i grassi per fare quel pane (oli, strutti o altro che sia stato usato) sono andati a farsi benedire, quindi buttatelo.
Come mostro in questo collage per la serie fatto e usato, dà un bel colorito alle cose da impanare (in foto semplici crocchette di riso di cui è prossima la ricetta su questo blog 😉).
E riguardo al senza glutine, dalla foto dei due vasi potete notare la differenza fra quello confezionato da supermercato (vaso a guarnizione bianca) e quello autoprodotto da me (guarnizione rossa).
Nel macinacaffè potete ottenere una grana fine come quello acquistato, ma autoporducendoselo si ha la scelta di macinarlo meno quando si vuole una grana più consistente per impanature più croccanti.

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